Alto Adige - terra di miti e Dolomiti

König Laurin

Re Laurino

L’impero di Re Laurino

L’impero di Re Laurino

La saga di Re Laurino

La saga di Re Laurino

il giardino di Re Laurino - Il Catinaccio


Si narra che il Catinaccio sia una montagna abitata da molti nani.Talvolta essi vengono fuori sulle rocce, s'arrampicano sulle cime guardano il sole che tramonta. Quando i pastori delle malghe siedono davanti alle loro capanne e stanno con l'orecchio teso ad ascoltare,nel silenzio della sera si sentono cadere dei sassi nei burroni e altri, innumerevoli, strani rumori. Sono i nani che girano su in alto gridandosi qualcosa l'un l'altro. Essi curano il Rosengarten, lo irrigano e lo tengono in buono stato. Il loro re, si chiamava Laurino, era piccolo di statura, ma molto valoroso.Cavalcava un cavallo non più grande di una capra e indossava un `armatura dalle qualità incomparabili, costituita da un elmo che lo poteva rendere invisibile ed una cintura che gli concedeva la forza pari a quella di dodici uomini. Un giorno a re Laurino giunse la fama della storia della straordinaria bellezza della principessa straniera di nome Similda ed egli Decise di chiedere la sua mano e farne la sua regina. Invio`percio`tre ambasciatori del padre di lei.Giunti da lui,furono scacciati e perfino inseguiti sulla via del ritorno .Laurino andò in collera e, malauguramente decise di rapire la principessa ! Indossato l'elmo che lo rendeva invisibile,cavalcò fino al castello dove abitava Similda. La principessa stava passeggiando da sola, senza alcun sospetto, ed egli allora la sollevò, la fece montare sul suo cavallo e la condusse da lì fin al suo giardino di rose. La principessa era trattata come una regina, ma era prigioniera e non poteva e non doveva lasciare il Rosengarten. La Notizia del suo rapimento si sparse velocemente, così alcuni valorosi eroi partirono per liberarla. Tra di loro c'era il celebre Dietrich von Berne. Si recarono nel regno di Laurino e provarono grande meraviglia, quando scorsero lo stupendo giardino di rose; in particolare si stupirono che il giardino non fosse circondato da bastioni e fossati, ma soltanto da un filo di seta luccicante come l''oro. Ditrich godeva e si compiaceva del profumo e della vista del Rosengarten, e non sapeva decidersi a spezzare il filo ed a penetrare nel giardino. Ma lo fece uno dei suoi compagni. Immediatamente apparve re Laurino che invocò vendetta. Ebe inizio un combattimento, durante il quale gli eroi ebbero la peggio. Lo stesso Dietrich abituato a vincere riusciva a difendersi a stento dal piccolo Laurino. Il maestro d'armi di Dietrich sapeva però che Laurino aveva una cintura che gli dava forza; gridò al suo signore di strappare la cintura a Laurino, che perse la sua forza soprannaturale ed infine fu vinto. Si stipulò il patto ci pace ed insieme si recarono nel roseto dove c'era Similida e nel quale i guerrieri furono ospitati splendidamente. Ma la pace non durò a lungo; ci fu di nuovo una contesa e la battaglia riprese. Laurino fu sconfitto per la seconda volta e la maggior parte dei suoi nani uccisi, mentre i gloriosi eroi s ne andarono, portando con loro Similda. Laurino era triste e il suo giardino di rose non gli dava più alcun piacere. Perciò lo lasciò e si recò su di un desolato dirupo, dove si estendevano soltanto pietraie e pini mughi e dove, sopra le guglie rocciose che si ergono a perpendicolo, si ode soltanto il grido dell'avvoltoio degli agnelli. E qui Laurino trascorse lunghi e dolorosi anni.

le streghe dello Sciliar


Forze magiche velano lo Sciliar fin dai tempi antichi. Secondo la credenza popolare, questo era il luogo in cui le streghe si incontravano, praticavano i loro riti e, assieme al loro capo e maestro, il Diavolo, tenevano le loro ridde. Un raccolto rovinato da grandine oppure da un periodo di prolungata siccità, la morte di un bambino o la caduta in un precipizio di un capo di bestiame, tutto ciò veniva subito imputato ad uno spirito maligno e perciò ad una strega. Solo nell’anno 1510 nove contadine di Fié vennero accusate di stregoneria ed arse vive al rogo. Ancora oggi - ma senza dubbio in senso bonario - le streghe dello Sciliar rappresentano il simbolo della zona. Gli atti dei processi alle streghe, un tempo custoditi negli archivi di Castel Presule, si trovano oggi presso il Nationalmuseum di Innsbruck. Da questi si comprende come solamente povertà e disperazione, siano state la causa dell’allontanamento di queste sfortunate donne dalla strada del Signore, e quindi della spinta che le portò ad affidarsi alla stregoneria. Sotto tortura le povere donne furono costrette a confessare le cose più orribili: la loro partecipazione alle ridde, tresche amorose con il Diavolo, uscite notturne, influsso sulle condizioni meteorologiche, uccisione di bambini non ancora battezzati e tanti altri terribili misfatti.
Al loro incontro sullo Sciliar arrivavano cavalcando una scopa. Il Diavolo musicava, fischiava e suonava la tromba. Le streghe qui ballavano, mangiavano, bevevano, saltavano ed amoreggiavano.
“Quando si raccolgono tutte e formano una moltitudine assieme ai diavoli, si crea un brulichio tale da sembrare uno sciame di mosche.” Così ammise, al proprio interrogatorio, una povera contadina accusata di stregoneria.

Maria sink presso il Schnaggenkreuz


Nel punto di passaggio da Presule ad Aica di Fié, sorge attualmente la cosiddetta „Schnaggenkreuz“ (Croce di Schnaggen), che un tempo veniva chiamata “Malfesink”, un termine che trova le sue origini in un’epoca molto lontana e che ancor oggi rimane privo di significato. Nella zona paludosa attorno alla croce dev’essere esistito un tempo il maso Moar, Moarhof. Si racconta che gli abitanti del maso fossero persone senza Credo, che bevessero e ballassero tutta la notte e se ne infischiassero di Dio e della Chiesa. Una notte però accadde la disgrazia: il maso iniziò a sprofondare nella palude. Quando al mattino seguente i vicini passarono di là, poterono riconoscere solamente qualche scandola del tetto ed un cappello di paglia galleggiare sull’acqua. La località venne così chiamata “Moar versink” (da “Moar”, nome del maso, che in dialetto sudtirolese significa fanghiglia, sabbie mobili e “versinken”: affondare, sprofondare). Generazioni successive, sostennero che, al posto del maso, si fosse inabissata una cappella consacrata alla Madonna, e da qui nacque il nome attuale „Maria sink“.

Della Schnaggenkreuz, croce di Schnaggen, si racconta anche che i pastori che ne scolpirono il crocifisso si dimenticarono di munire il Cristo di barba, la quale crebbe così da sé. Si provò più volte a tagliarla, lasciandola più o meno lunga, ma da allora la barba non diventò mai corta

le bambole del Latemar


C’erano una volta dei giovani pastori. Un giorno si avvicinò loro un vecchio che aveva perso il suo coltello. I ragazzini gli assicurarono di non aver trovato il coltello e si misero a cercarlo. Il vecchio se ne andò. Minega, la più piccola, tornando a casa, notò nell’erba un bel coltello con il manico d’oro. Raggiunse il vecchio che era felicissimo di aver ritrovato il coltello. Minega potè esprimere un desiderio. Voleva una bambola. Per strada raccontò la sua avventura a una forestiera che disse: „Che bambina fortunata che sei. Il vecchio è molto ricco e ha, oltre alle bambole vestite di seta, anche bambole con vestiti di broccato e con le corone d’oro. Se domani dovesse presentarti soltanto le bambole con i vestiti di seta, non devi accontentarti, ma devi dire: Pope de preda con strazze de seda ste lì a vardar el Latemar!“ Il giorno dopo Minega e gli altri pastorelli si recarono al Latemar e udirono in alto uno strano rumore. Appena la bambina recitò il verso, in cielo si aprì un pesante portone ed improvvisamente uscì un corteo di bambole che si irrigidirono e si trasformarono in pietra. Ancora oggi si possono vedere gli splendidi vestiti colorati delle bambole di seta brillare alla luce del sole.

leggenda del tesoro


Leggende che riguardano tesori hanno spesso a che fare con miniere. Gli anziani spesso raccontano di una miniera che da Prato Isarco saliva fino a Fié, dalla quale un tempo veniva estratto l’oro. Un giorno, mentre i minatori continuavano a scavare anche dopo il suono della campana che annunciava l’inizio delle preghiere serali, la montagna si sgretolò. Per fortuna arrivarono in tempo gli omini della terra, leggendari abitanti del sottosuolo, a mettere in allerta i minatori, così che questi poterono mettersi in salvo. La miniera comunque crollò.
Un servo presso il maso Michäler ad Aica Fié trovò un giorno, mentre stava arando un campo, un pentolone pieno d’oro. L’uomo rimase talmente sorpreso che dimenticò completamente di pregare o perlomeno di benedire con acqua santa il suo ritrovamento.
Così il tesoro sprofondò davanti ai suoi occhi nuovamente nel terreno ed una vocina piagnucolante lamentò : “Se avessi almeno raccolto il pentolone pronunciando le parole “In nome di Dio!” io sarei di nuovo libero. Così invece dovrò scontare altri 100 anni in questo pentolone, e per nove generazioni nel maso Michäler non ci saranno più nascite fortunate.”

le piramidi di terra di Collepietra


Qui una volta si estendeva un bellissimo prato, il quale per generazioni veniva lavorato dal contadino del maso „Dosser“ ed il ricavato era destinato a mantenere il parrocco del paese. Quando, nonostante ripetuti richiami da parte della parrocchia, un giovane contadino rifiutò di pagare il dovuto fitto, venne incaricato il tribunale di Collepietra a rilasciare un verdetto. In mancanza di documenti certi ed innanzi al giuramento del contadino, in mala fede, il prato venne attribuito al contadino. Depresso il sacerdote, soddisfatto l’avido contadino, tornarono a casa. Ma poco dopo nuvoloni neri coprirono il cielo e la luce del giorno si oscurò. Era imminente qualcosa di poco rassicurante. Ebbe inizio un diluvio; scoppiò una tempesta come non si era mai vista a Collepietra. La tempesta diminuì solamente verso il mattino e quando il contadino del maso „Dosser“ volle falciare l’erba fresca del prato, non credette ai suoi occhi: davanti a lui si era creato un abisso profondo dal quale si elevarono solamente alcune piramidi di terra. Dio fece giustizia, ma diversamente da come avrebbe pensato l’umanità

le panche delle Streghe


Anche le streghe devono riposare

Sulle panche delle streghe della Bullaccia si dice che sieda volentieri la “strega superiore” e che da qui osservi la zona circostante. Durante le loro uscite notturne, le streghe sono solite incontrarsi in un primo momento presso queste famose panche di roccia, per poi volare in stormo sopra l’Alpe di Siusi, fino a raggiungere la cima dello Sciliar. Qui si ritrovano le fattucchiere di tutta la zona, in genere di giovedì, per tenere le loro turpi celebrazioni. I peggiori ed i più vecchi disastri meteorologici si dice siano tramati delle streghe proprio sulle panche della Bullaccia. Qui siedono e con la loro magia danno origine a nuvoloni neri, carichi di tuoni e fulmini, e a nuvole giallastre portatrici di grandine, che dallo Sciliar, dal Corno del Renon e dalla Val Gardena lentamente si raccolgono su Castelrotto, Siusi e Fié. Se in paese non si riescono a suonare tempestivamente le campane del tempo per fermare il disastro, una tempesta disastrosa si abbatte sulla zona, provocando enormi danni.
Informazioni
Punto di partenza: Bulla
Tempo impiegato: 2:00
Dislivello: 650 m
Grado di difficoltà: difficile
Altezza massima: 2160 m
Lunghezza: 2,7 km
Cartina/guida:
-Kompass Carta escursionistica, cicloturistica , 1:25.000 Numero 629 Rosengarten/Catinaccio Latemar -Tabacco Carta topografica per escursionisti, 1:25.000 Numero 29 Sciliar-Catinaccio-Latemar-Regglberg

Come arrivare
da Tires ca. 40 minuti

la strega di Hasel


Un servo di un maso presso Siusi osservò un giorno di nascosto la domestica mentre in cucina era intenta a spalmare un unguento sul forcone della stufa e, dopo aver pronunciato la formula magica “überall auf und nirgends an!“ (sopra e sotto e addosso a niente), salire su per il camino. Avendo notato la ragazza lasciare sul tavolo il contenitore dell’unguento, il ragazzo si mise all’opera, unse anche lui una scopa, vi si sedette sopra e partì anche lui risalendo il camino, dopo aver pronunciato la formula magica „überall auf und überall an!“ (sopra e sotto e addosso a tutto). La frase magica purtroppo, l’aveva sentita male. In malo modo arrivò sul tetto, dopo aver battuto la testa ovunque. Ma una volta in aria tutto riuscì più facile ed il ragazzo giunse finalmente sulla sommità dello Sciliar, dove le streghe avevano già dato inizio ai loro balli. Il ragazzo si uní a loro e così ballò e festeggiò anche lui fino alla mattina seguente.

il gigante "Starkwölfl" e il drago


Secoli fà il clima sull’altopiano del Regglberg era più mite, qui si trovavano vigneti e campi di cereali. La Val d’Adige intorno a Laives era un vero e proprio paradiso. Ma un giorno stabilì nei boschi intorno al fiume Sissa un drago cattivo che proveniva dalle zone di Trento. Contaminò l’intera zona. Prati e boschi essiccarono, le acque si esaurirono. Il gigante Starkwölfl decise di porre fine a questa piaga e cercò la tana del drago. Intorno a mezzogiorno si trovò davanti, ma il drago dormiva. Così Starkwölfl prese un secchio di latte fresco, si preparò con un grande sasso sopra la tana e aspettò. Il drago attirato dal profumo del latte uscì. Starkwölfl lo colpì con il sasso. Il drago morì e il suo sangue nero si sparse nel fiume Adige. Il fiume con l’acqua nera allogò i prati fino a Trento, così la popolazione dell’altopiano potè proseguire il lavoro quotidiano e vivere in pace.

la sirenetta del Lago di Carezza


Si racconta che molti anni fà nel lago di Carezza vivesse una splendida sirenetta. Un giorno lo stregone di Masaré la sentì cantare e si innamorò della ninfa. Egli usò tutti i suoi poteri per conquistare la fatina del lago senza riuscirvi.
Lo stregone chiese aiuto alla strega Langwerda che gli consigliò di travestirsi da venditore di gioelli, di stendere un arcobaleno dal Catinaccio al Latemar e di recarsi quindi al Lago di Carezza per attirare la sirenetta e portarla con sè. Lo stregone ascoltò la strega ma dimenticò di travestirsi. La ninfa rimase stupita di fronte all’arcobaleno colorato di gemme preziose. Ma ben presto si accorse della presenza del mago e si immerse nuovamente nelle acque del lago. Allora non fu più vista da nessuno.
Lo stregone, distrutto dalle pene d’amore, strappò l’arcobaleno dal cielo, lo scaraventò a terra e gettò tutte le pietre preziose nel lago. Ancora oggi il lago di Carezza risplende dei stupendi colori dell’arcobaleno.

indietro a INFO

richiesta online

Webcam

il meteo a Tires

impressioni

impressioni

Patrimonio mondiale UNESCO

Dolomiti - Patrimonio mondiale UNESCO